alterEGO

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molteplicità

lunedì 29 novembre 2010

Dalla pioggia.

Che serve riso,
Nel pianto di ciò che conciso
so svolgersi senza eccezioni?
Non salvano le religioni,
né bianca, né nera, seppure
s'arrogano le punizioni
e in vita ci san redarguire.

Eretica etica!
Se Socrate spiega l'errore
e insegna che cosa sia il bene,
e l'uomo ammaestrato da Dante
non pecca per solo timore,
che serve ch'io abbia ragione?

Amaro destino
portiamoci appresso,consorte:
conoscere già che una fine
al termine segna il confine.
Si vive aspettando la Morte,
fuggendola all'occasione.

Tristingenua illusione!
Sapendo che quando Lei vuole
ci prende e ci porta di là.
E noi qui a montare palchetti
a raccapezzarci tra storie
cercandoci una posizione
più comoda per riposare.

“Non serve il tuo nome.”
“Ma come?!
Io ansimo per affermarmi,
trascuro un po' tutto
a miei danni
vivendo tra flebili affanni!”
“E guarda que' ricchi e potenti,
(o forse direi prepotenti)
non pensano che in un momento
potrebbe' anche loro perire?”
Oh sì che ci pensano invece!
Lo fanno financo a tue spese
perchè a mutilare il Paese
il tempo rendetteli eroi.

Goccia a goccia
giungendomi, pioggia, al cospetto
m'infondi un profondo rispetto
pel mondo che m'ospita, zitto.
Predici il tuo arrivo coprendo
di grigio improvviso l'azzurro
le luci mi calano, avverto
un certo fastidio,bizzarro.
E quando poi calano l'ombre
e inizio a sentire un rumore,
picchiettio d'acque sonore,
che cadono a ritmo cadente
prim' piano, poi con più ardore,
m'affaccio alla soglia, e già so
di trovarti.

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