alterEGO

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molteplicità

martedì 30 novembre 2010

Misantropo. ( /miˈzantropo/ :persona che odia o non si fida dell'umanità. Benché i misantropi esprimano avversione per l'umanità in generale, tendono ad avere relazioni personali normali con altri individui. La misantropia può essere motivata da sentimenti di isolamento o alienazione. La misantropia può assumere forma di arroganza culturale, quando una persona prova avversione verso l'umanità per una percezione di superiorità mentale sugli altri. Fonte: Wikipedia)

-Mi spiace, non riesco a riderne- penso tra me e me, mentre i due uomini che siedono due posti avanti non sono in grado di venire a capo di una discussione piuttosto semplice da risolvere, invadendo il mio campo percettivo.
Una donna negli abiti adatti alla sua età, appena salita alla diciassettesima fermata, mi chiede, con poca gentilezza, se può sedersi accanto a me, dopodiché mi obbliga ad ascoltare i suoi sfoghi, stimolando l'insorgere delle mie considerazioni personali intorno alla vita “Non siamo costretti a vivere così se non ci piace, sa?” Ma che colpa ne ha l'inconsapevole vecchietta.
Ho sempre nutrito una notevole compassione nei confronti dei “sottosviluppati”, che non rifiuto mai di ascoltare, e non di sicuro per il mio animo cortese.
Qualche volta ci ho provato a svegliarli dal loro stato di ipnosi, provando a spiegare le mie teorie, ma molto spesso mi sono arreso, e con il tempo ho capito che è un'impresa impossibile cercare di sostituire anni di lavaggi del cervello, pur di fronte a tesi inconfutabili e lapalissiane.
“Nonna, Gesù ha proclamato la povertà, come fai a supportare questo impero dorato?”
Mi spingo ancora un po' oltre in un elenco di dati storici, ma poi mi accorgo che dovrei dedicare la mia intera vita per convincere una sola persona, e forse non basterebbe, a fronte di un martellamento secolare.
Nel frattempo, la signora con la voglia di parlare arriva alla sua fermata, mentre io continuo ad annuire con lo sguardo annebbiato dallo stordimento. “Arrivederci.” la solita cortesia.
-Non sono convinto che il mondo avrebbe dovuto prendere questa piega, per niente.-
Continuo a pensare, mi rosolo nella inattuabilità (o inattualità) dei miei pensieri - Ma il mio desiderio di libertà può mai valer meno di una insensata società?-
Quando mio padre mi parlava della sua infanzia in uno sperduto paesino roccioso, tra ruscelli, boschi e serpenti, di fronte all'entusiasmo che provava per piccolissime gioie, la povertà in cui viveva scompare, e quasi si fa desiderare.
-Non dico che l'uomo avrebbe dovuto accettare di vivere nella miseria, solo che non ha saputo gestire il progresso e conciliarlo con lo sviluppo intellettuale del suo popolo.-
E parlo della mia Italia quando dico questo.
-Basta davvero cambiare i confini geografici e unire delle genti sotto lo stesso nome per creare un popolo? “L'Italia è fatta!” Grazie Garibaldi! Qualcuno avrebbe dovuto “fare gli italiani”, insegnarci a parlare l'italiano (o il fiorentino, o il milanese, o quello che è!?). Niente di tutto questo si è realizzato, ma continuiamo a festeggiare l' “Unità”.-
La ragazza seduta dietro al conducente avrà su per giù 25 anni; ha due figli, uno aggrappato alla sua gola, l'altro, più grandicello, seduto accanto a lei, con le gambe penzoloni, ogni tanto riceve qualche schiaffo, ma mai per il giusto motivo.
Ha una faccia incattivita, la madre; suo marito con molta probabilità lavora in una di quelle industrie super-inquinanti respirando polveri nocive durante i suoi turni, ma ne ringrazia l'esistenza perché “gli dà da mangiare”.
Mio nonno lo faceva mangiare l'orticello che coltivava; aveva una casetta modesta, mentre l'operaio del giorno d'oggi ha in casa la tv 50”, e se non ce l'ha si indebita per comprarla.
-A me non piace affatto vivere in una società in cui si dà più importanza alle cose futili, mentre quelle primarie si spostano in secondo piano; ma a me non piace vivere in una società, forse è un caso limite.-
Sorrido alla probabile moglie dell'operaio, ma suo figlio di circa otto anni mi lancia un'occhiataccia, così sposto lo sguardo fuori dal finestrino.
-Eppure è così bello. Direi che ne vale proprio la pena. Ma non in questo modo, mi ostino, non così.
Il mare, il sole.. mi piacciono! Aspetto solo di trovare il posto adatto a me per trasferirmi; mi sa tanto che sarò costretto a lasciare la mia amata Italia. Del resto, ne amo solo il passato.
Avremmo dovuto lasciare ogni cosa al suo posto, invece ci preoccupiamo di allungarci la vita e poi ci lamentiamo del sovraffollamento, della disoccupazione, della povertà dilagante.
Io non mi compro la Ferrari sapendo di non poterla mantenere; un esempio comune, ma efficace.
Ma io neanche la voglio la Ferrari, la macchina serve per spostarsi. E' tutto qui il segreto, uomo! Inventa e crea cose utili, ma poi fermati! Ci sono altre cose a cui badare. Non lo capisce: venale fino a perdere il lume della ragione.
E' un vero peccato che sia andata così, sarebbe stato sicuramente più bello vivere con quel poco che, ben curato, diventa tanto.-
“Ehi signore, siamo arrivati al capolinea.” mi intima il conducente.
-Tanto meglio- “Quand'è la corsa successiva?” ride. Non si dovrebbe ridere quando siamo a conoscenza di informazioni che altri non sanno “Deve cambiare mezzo se non vuol rimanere qui!”
-Mi ricorda qualcosa questa vicenda..- e ricomincio a pensare.

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